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Fine settimana vulcanico

Vulcanismo. Uno dei miei hobby. Adoro scalare i vulcani del mondo. C’è un qualcosa nella loro bellezza, potenza, vandalismo, infamia, vitalità, calore, lava, crateri, caldere, laghi…insomma, avete capito.

Ma c’è una cosa del vulcanismo che può essere un po’ una sofferenza: generalmente si ha bisogno di diversi giorni (se non diverse settimane) per scalarne uno per bene. Questo perché i vulcani tendono ad essere enormi, inaccessibili e spesso ce ne sono diversi nella stessa zona. Poi però ho sentito parlare del Monte Aragats: la quinta essenza del “fine settimana vulcanico”.

Eccolo. Come potete vedere, non è distante dalla capitale dell’Armenia (quindi non è “inaccessibile” e non può essere considerato un ostacolo al vulcanismo). È grande e ha più di una cima, questo spiega perché si abbia bisogno di oltre una settimana. Ma bando alle ciance, guardate le foto:

Si tratta di un vulcano molto vecchio: abbastanza rovinato durante i millenni; ma questo è solo metà del suo incanto.

Ha quattro cime, la più alta raggiunge i 4090 metri sopra il livello del mare. Ecco quella cima:

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Vulcanico

Ritorno a Tenerife. Magnifico! E poiché abbiamo programmato un giorno intero per acclimatarci prima della parte del viaggio dedicata agli affari, era proprio giunto il momento di mettersi al volante e via, in giro per questi tornanti… e a scalare vulcani, naturalmente!

In genere, per raggiungere la cima di un vulcano bisogna camminare, scalarlo e arrampicarsi, a volte per diversi giorni (il Kilimangiaro, ad esempio). Esistono poche eccezioni: una è l’Etna, che può essere scalato prima con uno ski-lift e poi con gli autobus. Un altro è il Teide, a Tenerife. Questo è per turisti daaaaaavvero pigri.

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Panoramico, Vulcanico, Turistico, Euforico, Santorinico

Χαίρετε gente!… Dall’impressionantemente soleggiata Santorini, Grecia. Un luogo suggestivo.

Santorini è magnificamente strabiliante in tanti modi diversi e tutti allo stesso tempo: in senso turistico, vulcanico, archeologico… Ma aspettate: sono stato qui in passato e  prima ancora mi aveva incantato per bene. Quindi non mi ripeterò, soprattutto perché non è cambiato davvero niente dall’ultima volta nel 2013. La bellezza è ancora tutta qui (se si guarda dall’alto), il sole è rimasto brillante, il mare non si è ritirato e i vulcani non hanno spazzato via il circondario.

L’ho già detto molte volte, e molte altre ancora, e lo dirò molte altre volte ancora… le immagini valgono più di mille parole, per cui bando alle ciance.

 

 

Αντίο #Santorini #Greece

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TERRA INCOGNITA. I VULCANI DELLA KAMCHATKA MERIDIONALE, KOSHELYOV

Mentre la nostra An-Kam 2015 volge inesorabilmente al termine, ci è rimasto un altro vulcano da esplorare: il Koshelev, in realtà pronunciato Koshelyov (accento su lyov).

Sebbene il nome sia al singolare, non è uno solo, ma una serie di cinque distinti vulcani, ciascuno dei quali erutta in momenti differenti e che insieme formano un’unica, gigantesca struttura di vulcanesimo vario. Dato che i vulcani sono antichi, tutti sono in parte crollati. Ma è proprio questo che li rende ancora più fotogenici.

Le zone del Koshelyov che abbiamo visto (le cime occidentali) consistono in cataste di lava (i centri di precedenti crateri) colorati da resti vulcanici multicolore. Varie sfumature di nero, bianco, rosso e giallo quasi luccicano alla luce brillante del sole in un giorno limpido come quello che abbiamo trovato.

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TERRA INCOGNITA. I VULCANI A SUD DELLA KAMCHATKA: KAMBALNY

Sebbene Kamchatka non sia la destinazione turistica più rinomata o accessibile del mondo,  ha le sue “mecche turistiche”, come la Valle dei Geyser, Tolbachik (specialmente durante un’eruzione), e i vulcani Mutnovsky e Goreliy. Ma vanta anche attrazioni meno visitate, per esempio il vulcano Ksudach. Poi ci sono posti dove l’impronta della zampa di un orso nel fango viene osservata senza il minimo aumento del battito cardiaco, come se fosse soltanto una tra migliaia di impronte d’orso. E la vista dell’impronta di uno stivale di un essere umano, allo stesso modo non provoca alcuna emozione perché non se ne vedono mai! Nessuno vive in questi posti, e li visitano solo uno o due gruppi di turisti… all’anno! Questi luoghi sono completamente spogli, desolati, deserti e silenziosi: Terra Incognita!

Che peccato. Queste terre nascoste sono tutte da vedere!

Due luoghi da visitare  nella Terra Incognita di Kamchatka sono i vulcani Kambalny e Koshelev.

Ahimè, non siamo saliti fino in cima ai loro crateri perché il nostro programma non lo permetteva. Abbiamo deciso invece di fare un giro intorno e così facendo abbiamo stabilito il nostro programma per la prossima visita a Kambalny/Koshelev: camminare da Pauzhetka fino a Kambalny, quindi scendere fino al lago Kambalny e poi… vedremo quanta energia ci sarà rimasta per continuare la scalata al vulcano.

Kambalny è un vulcano alto 2.161 metri, ma ha anche un promontorio vulcanico lungo circa 15 km, che va dritto da nord a sud nel mezzo della bassa Kamchatka, direttamente tra il Mare di Okhotsk e il lago Kuril.

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ILYNSKY, IL KEMPINSKI DEI VULCANI

Prossima fermata del Kamchatka 2015: Ilynsky.

Questo è un vulcano grandioso, non c’è di che discutere.

E più è grande, meglio è. O così pare all’inizio… (il lato negativo lo vedrete dopo). Comunque, abbiamo deciso quasi d’impulso di raggiungere la vetta: la vista da lassù deve essere sicuramente fantastica, tempo atmosferico permettendo.

Qui è come appare dal finestrino di un elicottero, nonché dalla riva del lago Kuril:

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KAMCHATKA-2015: KSUDACH, IL LAMBORGHINI DEI VULCANI

Il vulcano Ksudach è uno dei posti più insoliti del nostro pianeta, bello da mozzare il fiato, ve l’assicuro. E poichè sono abbastanza fortunato da essere stato praticamente dappertutto, spero vi fidiate della mia parola. 🙂

Bene, cosa abbiamo qui?

Fondamentalmente, un colosso (7 km –SETTE KILOMETRI – di diametro), una caldera di un vulcano molto antico quasi perfettamente circolare che sulle mappe sembra un cratere lunare. Dentro la caldera si trova il cono di un nuovo vulcano (il cui cratere misura circa un kilometro); ci sono anche due laghi, sorgenti termali su una spiaggia sabbiosa, pendii ricoperti di arbusti su un versante, scorie vulcaniche di colore grigio-azzurro sull’altro, e un grande precipizio da un lato del lago principale. In tutto e per tutto lo spettacolo più incredibile, insolito, entusiasmante, da brividi e da pelle d’oca che si possa vedere, almeno su questo pianeta.

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Vulcani in Guatemala: wow!

Sembra che la Cintura di fuoco abbia lasciato il segno anche in Guatemala. Ma non è l’unico paese, ce ne sono tanti altri e sarà sempre così. J In realtà non dipende dalla placca tettonica litosferica della Cintura di Fuoco che ha portato alla presenza di tanti vulcani in Guatemala.

Ebbene sì, in Guatemala ci sono circa 30 vulcani, un numero importante per un paese non così grande. Prendendo in considerazione la cara, vecchia Wikipedia, Guatemala ha una superficie di circa 100 mila chilometri quadrati e, diviso per il numero di vulcani… oh la la! I vulcani qui hanno una forza incredibile! Niente a che vedere con le Curili naturalmente (68 vulcani in 10.500 chilometri quadrati!) ma le Curili non sono un paese intero…

Antigua è circondata da tre vulcani: Agua, Fuego e Acatenago, e potevamo vederli tutti e tre dal nostro hotel:

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Atsonupuri, l’Aston Martin dei vulcani

Le Curili sono isole vulcaniche. Sulle 56 isole che compongono l’arcipelago ci sono 68 vulcani, 36 dei quali ancora attivi.

Ci sono alcuni piccoli vulcani alti fino a due chilometri situati proprio al di sotto dei vulcani “veri”. Durante la nostra spedizione abbiamo scalato e attraversato sette vulcani, macinando circa sei chilometri spostandoci sull’asse x e un centinaio sull’asse y. Abbiamo conquistato la cima dei seguenti vulcani: Ebeko, Krenitsina, UshishirZavaritskovoAtsonupuriTyatya, e Mendeleyeva.

Per fortuna erano vette che si potevano scalare facilmente; a volte erano necessari tempi lunghi ed erano scalate a tratti noiose, ma mai troppo difficoltose. Bisognava solo prendersela con calma e senza preoccupazioni, fare lavorare i polmoni a pieno regime , sudare un pochettino  e, senza neanche accorgersene, eravamo in cima dopo neanche tre o quattro ore.  E ne valeva davvero la pena: la bellezza del paesaggio, la natura selvaggio e la felicità allo stato puro. Meraviglia interna ed esterna della caldera o del cratere. Poi si trattava di fare qualche foto e riscendere. Era questa la rotuine la maggiorn parte delle volte, eccetto nel caso del vulcano Atsonupuri, sull’isola di Iturup.

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I vulcani della West Coast

È facile stilare una lista delle cose che si associano istantaneamente agli Stati Uniti. Facile come bere un bicchiere d’acqua…

Washington, D.C., la Casa Bianca, NYC, la Statua della Libertà, l’Empire State Building, il Far West, la Grande Depressione, il primo uomo sulla Luna, lo Space Shuttle, la Coca-Cola e la Pepsi, il McDonald’s, Hollywood e Disney, Microsoft, iPhone, Google, Facebook… E potrei continuare così ancora per molto.

Tuttavia c’è una cosa che non avrei mai associato agli Stati Uniti: i vulcani. Pare che ce ne siano diversi qui negli USA e devo dire che sono piuttosto suggestivi. Si trovano nella costa ovest, nello stato di Washington, nella zona settentrionale vicino al Canada.

Per coloro che ancora non lo sapessero, sono un grande appassionato di vulcani (leggete i miei post e date un’occhiata ai miei video e foto su Kamchatka, Nuova Zelanda, Santorini, Monte Etna e sul Pico di Orizaba.

Ma ora posso aggiungere altri due vulcani alla mia collezione dei “vulcani-visitati”:

1) Il monte Rainier (nome indiano, Tahoma)

2) Il monte Sant’Elena (nome indiano, Louwala-Clough)

Mount St.Helens

Mount St.Helens

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