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TOP 100, LA SERIE: Australia, Nuova Zelanda e Oceania

Per quanto possa sembrare strano, essendo così lontane, l’Australia e la Nuova Zelanda sono i due paesi che ho esplorato di più al mondo. Sono stato in molte delle loro location entrate nella Top 100, e quelle che non ho ancora visitato, programmo di andarci molto presto. “Che fretta c’è?”, starete pensando, visto che dico sempre, scorrendo questa lista delle Top 100, “devo andarci presto” in decine di posti dove non sono ancora stato. Beh, semplice: la zona è semplicemente meravigliosa. I posti che ho già visitato, tutti pazzeschi. Al mix aggiungete i canguri, i koala e i coccodrilli, e il tutto sommato al continente più interessante del pianeta! Ok, non del tutto un continente, perché c’è l’Australasia, quindi dovrei forse attenermi a “regione”. Oh, e fuori dall’Oceania sono stato tanto lontano solo alle Hawaii. Precisazioni debitamente verbalizzate, diamo inizio alle danze amici, alla volta degli antipodi!

83. Kimberley

Gli australiani mi hanno parlato per anni di questa zona poco conosciuta. Finalmente, nell’estate del 2015, ci sono stato. Adesso so a cosa si riferivano.



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Shikotan: la Nuova Zelanda delle isole Curili

Se siete stati in Nuova Zelanda, e un bel giorno vi svegliaste improvvisamente sull’isola di Shikotan (vi trovate lì senza sapere come ci siete arrivati, oppure vi siete svegliati da un lungo sonno), molto probabilmente credereste di essere stati teletrasportati in Nuova Zelanda. Sono così simili!

Paesaggi non vulcanici dalla vegetazione lussureggiante, bambù nani, alberi particolari dalle posizioni talmente inusuali che sembrano essere stati messi lì apposta in quel modo. Tutti potati alla perfezione, dai colori talmente vivi che sembra sia stato usato Photoshop… e  il tutto reso ancora più scintillante dall’inevitabile pioggia delle isole Curili. Se aggiungessimo sole e pecore, Shikotan diventerebbe la copia esatta della Nuova Zelanda…potrebbe essere benissimo un luogo qualsiasi dell’isola del Nord.

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Nuova Zelanda 2013: il finale – giornate 15-17 errori, colazioni e conclusioni

Giornata n.15: errori

Coloro che mi hanno seguito nelle varie tappe del mio viaggio alla scoperta della Nuova Zelanda sanno che le intense piogge ci hanno rovinato il viaggio in più di una occasione. Nonostante i salti mortali nel tentativo di vedere tutto, i molteplici cambi di programma durante il cammino e le centinaia di miglia percorse, non siamo riusciti a vedere tutto quello che volevano. Un sacco di posti fantastici ci sono stati preclusi. Sarà per la prossima volta…

Ad ogni modo, per rendere questo Diario di Viaggio più completo, oggi vi parlerò delle cose che ci siamo persi e passeremo in rassegna tutti i luoghi da non perdere.

Ci sono 5 posti meravigliosi che non abbiamo potuto visitare:

1. La Statale 6 – sulla costa ovest dell’Isola Sud. Siamo riusciti a vedere solo la sezione nord, ma la parte sud è altrettanto bella – una tappa obbligatoria.  Soprattutto per gli amanti delle curve a gomito.

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Nuova Zelanda 2013: giornate 12-14 tra laghi, ghiacciai e posti da non perdere

Giornata 12: laghi a perdita d’occhio

Questo diario di viaggio sarebbe certamente incompleto se non menzionassi i meravigliosi laghi neozelandesi. Purtroppo non abbiamo avuto tempo di studiarli tutti nei minimi dettagli.

I laghi della Nuova Zelanda sono magici, grandi, turchesi, circondati da montagne lussureggianti e da paesaggi avvenenti… e questo su entrambe le isole. Purtroppo, molti li abbiamo solo visitati in auto (diversi laghi al giorno), qualche volta abbiamo pranzato sulla sua riva di uno di essi e qualcuno di noi vi ha addirittura nuotato. Sfortunatamente non abbiamo avuto il tempo di studiarli da vicino e di conoscerli dettagliatamente. Tuttavia, siamo riusciti a scattare qualche foto, alcune delle quali si possono considerare autentici capolavori. Eccole qua:

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Nuova Zelanda 2013: giornate 9-11

Giornata 9: di nuovo in viaggio

Durante il nono giorno del nostro viaggio in Nuova Zelanda abbiamo vagabondato lungo alcune strade che avevamo già battuto durante la giornata n.7. Perciò abbiamo passato molto tempo contemplando panorami che avevamo già visto. Su molto pagine web si dice che questo percorso è uno dei più belli al mondo (tra quelli non troppo difficili) – e sono d’accordo. Ciò dimostra che Internet non mente. Provare per credere!

Nuova Zelanda Routeburn Track

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Nuova Zelanda 2013: giornate 6-8 tra inondazioni, escursioni e boschi elfici

Giornata 6: imprevisti e sorprese.

Una spedizione non si può chiamare tale senza qualche sorpresa –  a volte sono piacevoli, altre volte no.

E il sud dell’isola della Nuova Zelanda ce ne ha riservate tante. La prima si è materializzata mentre stavamo aspettando il ferry vicino al noleggio auto. Raggiungere la meta che ci eravamo previssati sembrava totalmente fuori questione. C’erano state alcune pioggie torrenziali (decisamente torrenziali) che avevano causato danni ai paesi limitrofi, alle vie di comunicazione e ai ponti. Alcune strade erano state chiuse e così sarebbero rimaste per alcuni giorni. Per questo motivo non siamo potuti andare al Ghiacciaio Franz Josef che ci era stato caldamente consigliato.

New Zealand

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Nuova Zelanda 2013: giornate 3-5 tra geyser, vulcani e laghi

Giornata n.3: sorgenti geotermali.

Finalmente! Siamo arrivati alla parte più divertente (per lo meno per me!) del viaggio in Nuova Zelanda.

Il nostro percorso è stato deciso: da nord a sud, centinaia di miglia di strada in una cornice naturale mozzafiato formata da paesaggi lussureggianti e sorprendenti.

Il nostro terzo giorno in Nuova Zelanda è all’insegna di geyser, sorgenti di acqua calda, eruzioni e fumarole, vulcanismo e zone geoterminali – tutte cose da non perdere.

New Zealand, Geyser Pohutu

Un giorno non basta per ossevare tutti questi straordinari fenomeni naturali…

Cyber-notizie dal lato oscuro: hackeraggio legale giapponese, hackeraggio di iKeychain e tanto altro

Privyet a tutti!

Eccoci qua con un nuovo bollettino di notizie di cybersecurity curiose, particolari e a volte un po’ assurde…

Hackeraggio di Stato pianificato!

Il governo giapponese starebbe programmando l’hackeraggio di 200 milioni di dispositivi IoT (Internet delle Cose) dei propri cittadini. No, non si tratta di fantascienza, ma uno dei preparativi per le Olimpiadi di Tokio 2020, ed è tutto legale, naturalmente, perché promosso dal governo giapponese. I dispositivi dei cittadini verranno hackerati impiegando la tecnica preferita dei cybercriminali: l’uso di password di default e dizionari di password. Se si scopre che il dispositivo è protetto da una password debole, verrà inserito in un elenco di dispositivi non sicuri che sarà inoltrato ai fornitori di servizi Internet del paese affinché informino i propri clienti, consigliando loro di modificare queste password. Un test di resilienza in vista delle Olimpiadi, per verificare il livello di protezione dei dispositivi IoT del paese e per evitare attacchi alle infrastrutture olimpiche. Si potrebbe aprire un acceso dibattito in merito alle tecniche di prova adottate; va detto, però, che le autorità almeno stanno cercando di fare qualcosa di concreto ed è positivo. Tuttavia, non dobbiamo dimenticare che le Olimpiadi sono state un obiettivo in passato e quelle del Giappone non sono poi così lontane.

Oops!

Linus Henze, un hacker 18enne, ha pubblicato un video in cui mostra una sorprendente vulnerabilità in MacOS, in particolare nel programma Keychain (Accesso Portachiavi) che serve per immagazzinare e proteggere le diverse password degli utenti. Il ragazzo ha utilizzato un zero-day per sviluppare un’app sua che analizza tutti i contenuti della keychain. L’aspetto curioso e intrigante della storia è che Henze non ha intenzione di condividere la sua ricerca e la sua app con il gigante di Cupertino, in quanto Apple non ha attivo un programma bug bounty. La compagnia ha quindi due opzioni: arrivare a un accordo (sarebbe una decisione senza precedenti da parte di Apple) o provare da soli a risolvere il problema (e potrebbero anche non riuscirci, chi lo sa).

Nel frattempo, cari lettori, non abbiate paura per le vostre password! Esistono password manager (chi l’avrebbe mai detto?) completamente sicuri e per tutte le piattaforme e, ci rivolgiamo ai ricercatori, ci sono compagnie di software che sì hanno i propri programmi bug bounty.

Anche l’autenticazione a due fattori può essere hackerata

Sono sempre di più i conti bancari svuotati dai cybercriminali; un esempio recente ha coinvolto quelli della britannica Metro Bank. E per farlo hanno intercettato i messaggi di testo inviati sui telefoni dei proprietari dei conti per l’autenticazione a due fattori. Si tratta di un livello extra di sicurezza, per cui ben venga. Il problema è che gli SMS non rappresentano il modo più sicuro di trasferire dei dati. Ad esempio, possono essere sfruttare le vulnerabilità nel protocollo SS7, utilizzato dagli operatori di telecomunicazioni del mondo per il passaggio di messaggi e chiamate. Se i cybercriminali riescono ad accedere alla rete mobile di un operatore, possono reindirizzare messaggi e chiamate all’insaputa dell’utente. Innanzitutto, hanno bisogno di sapere username e password per l’home banking, ma non andiamo oltre le normali abilità di cui dispongono i cybercriminali di oggi, come spiare ciò che viene digitato sulla tastiera, usare tattiche di phishing o diffondere Trojan bancari.

Dopo essere entrati nella banca online, i cybercriminali inviano una richiesta di bonifico e intercettano il messaggio con il codice usa e getta proveniente dalla banca. Digitano il codice e la banca effettua il bonifico in quanto entrambi i due passaggi sono stati superati con successo: così i cybercriminali si fanno grasse risate, in barba a voi e alla banca. 😊

Cosa potete fare per evitare una situazione del genere? Ecco un paio di consigli:

  • Non rivelate a nessuno username e password, neanche al dipendente della vostra banca. Sicuramente non è la prima volta che vi viene detto, le banche cercano sempre di ricordarlo non appena possono;
  • Difendete i vostri dispositivi dai malware impiegando un’app antivirus affidabile. Ne conosco una…. No, dai, scegliete quella che preferite. 😊

Cyberspionaggio di diplomatici stranieri in Iran: chi è il responsabile? 

I nostri ricercatori hanno scoperto di recente diversi tentativi di infezioe dei dispositivi di missioni diplomatiche straniere in Iran mediante malware di cyberspionaggio allo stadio piuttosto primitivo. La backdoor sembra essere associata al gruppo Chafer, che usa il Farsi come linguaggio per i propri attacchi, e che sembra essere responsabile in passato della sorveglianza informatica di molte persone in Medio Oriente. Questa volta, i cybercriminali hanno utilizzato una versione migliorata della backdoor Remexi, progettata per controllare in remoto il computer della vittima (come amministratori).

Il software Remexi è stato individuato per la prima volta nel 2015 e impiegato per la sorveglianza illegale di individui e organizzazioni dell’intera regione. Mediante questa tattica applicata su dispositivi Windows, i cybercriminali sono riusciti a ottenere informazioni su ciò che è stato digitato su questi computer, ma anche screenshot e dati dal browser come cookies e cronologia di navigazione.

Nella regione sono stati utilizzati molti malware “fatti in casa”, spesso combinati con utility pubbliche. Ma chi c’è dietro questi attacchi così particolari? Individuare i responsabili è più difficile del solito proprio per la progettazione domestica del malware; potrebbe essere chiunque, iraniani o non iraniani in un’operazione sotto falsa bandiera. Purtroppo, le cosiddette false flag sono in aumento e questa tendenza difficilmente cambierà.

 “Ehm… una foca ha ingoiato la mia USB”

In Nuova Zelanda, un veterinario durante una passeggiata ha notato sulla spiaggia una foca leopardo in cattive condizioni di salute. Da veterinario attento e premuroso com’è, ha deciso di prelevare un campione delle feci della povera foca per farle analizzare. Si aspettava di trovare qualche spaventoso parassita o virus da trattare e invece… ha trovato una chiavetta USB. Dopo averla disinfettata varie volte (o speriamo almeno), il veterinario ha collegato la chiavetta al suo computer (diciamo sempre di non farlo, ma questa volta si trattava di un caso speciale) e… indovinate un po? Nella chiavetta c’erano tantissime foto dei paesaggi mozzafiato della Nuova Zelanda! Il veterinario e i suoi colleghi stanno cercando il proprietario della USB, diffondendo questo video. Qualcuno può dare una mano? Riconoscete qualcuno?